Argillano



 

Argillano
 
I Guiderocchi furono per secoli fra le figure di massimo spicco nella storia di Ascoli. La loro origine si perde nelle nebbie della storia. Le più antiche notizie che ci sono pervenute, li identificano come una sorta di feudatari dello strategico sperone d’alta montagna che sovrasta Acquasanta, chiamato oggi Monte Calvo. Dal loro covo inaccessibile, situato a cavallo delle vallate del Tronto e del Castellano, avevano il virtuale controllo della Salaria e della Valle Castellana. I pedaggi (spesso autentici atti di brigantaggio) che esigevano, per attraversare le gole di accesso a quelle valli, mantennero le loro borse sempre piene. Sebbene dichiarati ghibellini, i Guiderocchi badarono sempre ai fatti loro, a prescindere dalla loro presunta fedeltà alla causa imperiale; come peraltro facevano anche i feudatari guelfi, verso il papato. Argillano e Astolfo furono i più noti personaggi, fra i tanti santi e bricconi, di quella stirpe. In questo saggio rievocheremo Argillano.
Argillano fu una personalità quasi leggendaria, fra i protagonisti di un’era eroica e cruenta. Sin dalla sua giovinezza partecipò a tutti i conflitti che insanguinarono il Piceno. Si distinse come vendicatore spietato d’ogni torto sofferto, sorpassando nelle sue vendette l’indicibile crudeltà della sua generazione. Passando sopra alle numerose disfide, cavalcate e imboscate, che lo portarono più di una volta in prigione, l’evento che gli fruttò l’esilio fu la sua parte nel contrapporre l’antipapa Clemente III al regnante Papa Urbano II, nonostante le suppliche del vescovo-conte Stefano di Ascoli. Argillano, insieme con altri fuoriusciti ghibellini, avevano sperato di creare un tale vuoto di potere al vertice della Chiesa, da permettergli di strappare il controllo del comune ai guelfi.
Quella volta le cose andarono male ad Argillano. Nel 1089, i guelfi ascolani lo catturarono e lo rinchiusero in una delle torri gentilizie in città. Il vescovo-conte avrebbe potuto togliersi quella spina dal fianco fargli mozzare la testa. Il benevolo Stefano, invece, lo mandò esilio e parecchi anni dopo poi, lo perdonò. Ma Argillano, che benevolo di certo non lo era, appena riammesso in città, riprese le sue vendette, ora con più ferocia, alimentate dall’odio accumulato durante gli anni d’esilio.
In quei giorni, la vita in Ascoli era diventata impossibile. Il vescovo, in cerca di pace, guidò una processione di fedeli a piedi scalzi, dal duomo fino alla chiesa di San Pietro in Castello. E da lì lanciò un drammatico appello, che ebbe un tale impatto sui cittadini, da convincere le varie fazioni a deporre le armi e a dichiarare un armistizio. In chiusura, Stefano suggerì ai combattenti ascolani di smettere di spargere il loro sangue in lotte fratricide e di arruolarsi invece nella crociata, che Papa Urbano II aveva indetto di recente.
Qualche mese dopo, Papa Urbano si trovò in Abruzzo. Il vescovo Stefano andò a supplicarlo di fare un breve visita anche ad Ascoli. Il papa accettò. Il pontefice rinnovò l’appello di mettere le loro armi al servizio di Cristo, invece di insanguinarle col sangue dei loro concittadini. Molti ascolani, Argillano primo fra loro, risposero a quella chiamata. Il vescovo Stefano, accantonò i vecchi dissapori e premiò la sua abilità di guerrigliero, affidandogli il comando del contingente piceno. Nel 1096 il nostro condottiero raccolse i suoi 1400 uomini in Piazza dell’Arengo. E dopo la benedizione del vescovo, li marciò verso il meridione per unirli all’armata di Boemondo da Taranto.
Una volta nella Terra Santa, Argillano mise in mostra il suo valore in molti scontri con i saraceni. Durante la sua ultima battaglia, riuscì a scalare uno dei torrioni nelle mura di Gerusalemme, spacciando nel processo alcuni saraceni. Rimasto isolato in cima, combatte come una tigre vendendo cara la sua pelle. Infine cadde trafitto dalla spada di Solimano in persona. Le imprese di Argillano rimasero vive per secoli nella memoria degli ascolani.
A questo punto, avanziamo la storia di quattro secoli e occupiamoci di Astolfo, l’altro famoso Guiderocchi. Astolfo era un uomo dotato di tutte le qualità che fecero brillare il suo avo. Il suo più clamoroso successo fu la sua presa del controllo di Ascoli e l’elevazione del comune al livello di una repubblica autonoma. Questi eventi, veramente, sono un eccellente soggetto per un altro saggio. Per ora sorvoliamoli affermando che nel 1502 Giulio II, il papa guerriero, attaccò Ascoli, espulse Astolfo e ristabilì il vecchio ordine. Per commemorare il loro ritorno al potere, i guelfi ascolani gli eressero la statua sopra il portale del tempio di San Francesco, in Piazza del Popolo. Questo non è il contesto per dilungarci sulla libertà che quell’arrogante malvivente ci restituì. Tiriamo avanti.
Con l’esilio dei Guiderocchi, Aurelia, figlia di Astolfo, non ancora ventenne, fu accolta ospite dal Duca di Urbino. Durante la sua permanenza a quella corte, Aurelia conobbe Torquato Tasso, anche lui ospite del duca. Il poeta, che stava raccogliendo il materiale per il suo poema, si fece raccontare da Aurelia le gesta del suo avo Argillano. Anni dopo, Argillano divenne il protagonista di molte avventure ne La Gerusalemme liberata.  Ecco l’ottava (VIII – LVIII) con la quale il Tasso introduce l’eroe ascolano:
                      Costui pronto di man, di lingua ardito
                                                impetuoso e fervido d’ingegno
                                                nacque in riva del Tronto e fu nutrito
                                                nelle risse civil d’odio e di sdegno;
                                                poscia in esilio spinto, i colli e l’lito
                                                empié di sangue e depredò quel regno
                                                sin che ne l’Asia a guerreggiar s’n venne
                                                e per fama miglior chiaro divenne.
                                                                                                                                    Giovenale
[

Argillano

  -  Inviato da: Giovenale il 01/02/2010]